Trattoria piuttosto carina, con travi a vista, mattoni alle pareti e tovaglie verdi a quadrettoni (un must direi). Buoni i salumi, eccellenti le cipolline in agrodolce e la torta di pane e zucca su fonduta di parmigiano. Tra i tanti piatti tipici della tradizione (sempre un po' rivisitati dallo chef) ho dovuto scegliere la tartar, nella versione classica con worcester, tabasco, cipolla, capperi, uovo crudo e altre prelibatezze, servita con una fettina di robiola dolce che, affiancata da un buon barbera ha ben stemperato i sapori forti della carne.
Racconto breve, quello di oggi, perché abbiam vissuto più l'emozione di cenare con Mirko e i genitori di Mila piuttosto che la buona tavola. La cara amica non era fisicamente con noi, ma è stata il collante e l'occasione di passare alcune ore tutti insieme. Siamo stati bene e se anche solo un bricciolo di serenità è entrata nei loro cuori ne è veramente valsa la pena. Sono proprio delle persone stupende e conoscerle ci ha fatto capire da dove Mila aveva preso parte della sua "stupendità".